XXXII Campionati del Mondo di Othello

dal 20 al 22 Novembre 2008

Quality Hotel 33: Østre Aker vei - Oslo -N-


Vincitore:
Michele Borassi



Formula:
13 turni + semifinali e finali

Il 19enne milanese Michele Borassi è il nuovo campione mondiale di Othello, il popolare gioco da scacchiera giapponese che coinvolge diverse centinaia di appassionati in Italia, riuniti nella Fngo, Federazione Nazionale Gioco Othello (www.fngo.it).

Borassi, campione italiano in carica, ha sconfitto nella finale giocata a Oslo il giapponese Tamaki Miyaoka in tre partite. Vinta la prima per 34-30, Michele ha perso il secondo confronto 33-31, riscattandosi infine nel terzo match decisivo, terminato ancora 34-30 in favore dell’azzurro. E’ la prima vittoria per l’Italia nella competizione, giunta alla trentaduesima edizione. Il migliore risultato ottenuto in precedenza era il secondo posto di Paolo Ghirardato al mondiale di Atene del 1985.
Michele Borassi vince inoltre un premio in denaro di 3000 dollari offerti dagli sponsor della manifestazione al campione del mondo.

Alla vittoria nel campionato individuale si aggiunge l’argento conquistato ieri nella competizione a squadre dove i tre italiani, Michele Borassi, Donato Barnaba e Roberto Sperandio hanno ottenuto 25 punti a pari merito con la Polonia e preceduti dal solo Giappone a 26,5 punti. La squadra azzurra eguaglia così il risultato già raggiunto nel mondiale del 1999 a Milano e del 1997 ad Atene.

Tratto da Nero su Bianco Anno 2008 n.3

La lezione di Oslo.
Non sarà quello di calcio e tanto meno quello di Formula 1, ma per gli appassionati italiani dell’Othello la conquista del titolo mondiale rappresenta il coronamento di un sogno inseguito per quasi trent’anni. Questa è certamente la gioia di Michele Borassi, neo-campione del mondo, ma anche di tutti coloro che da anni lavorano per dare vita alla FNGO. Numerose sono le riflessioni che in questi giorni ognuno di noi ha fatto nel suo piccolo. Personalmente ritengo che almeno tre di esse meritino di essere evidenziate.
1. La prima riguarda ovviamente Michele. La sua è una vittoria fortemente voluta e cercata, frutto di un lavoro metodico e costante, portato avanti giorno dopo giorno e mese dopo mese, fin dai suoi esordi sulla nei tornei ufficiali. Il raggiungimento del primo posto al mondiale insegna a tutti come con la volontà e la costanza anche gli obiettivi più grandi siano alla portata di ciascuno di noi. Un risultato importante non si conquista con il caso o la fortuna, ma con l’impegno e il sacrificio, unici motori per la realizzazione dei propri sogni, secondo una logica che trascende il piccolo mondo dell’Othello. Un titolo di campione mondiale di Othello non porta con sé fama e tanto meno denaro (se si eccettua il premio messo in palio dagli sponsor, poca cosa rispetto al lavoro necessario a conquistarlo), ma le qualità necessarie al suo raggiungimento sono le stesse che servono per i grandi obiettivi della vita. Michele quest’anno inizierà il cammino universitario, matematica alla Normale di Pisa, che poi lo porterà ad affacciarsi sul difficile mondo del lavoro. Siamo facili profeti affermando che lo stesso impegno e la stessa costanza che ha dimostrato nel “gioco” dell’Othello, gli saranno d’aiuto anche nella “serietà” della vita. (continua dopo i risultati...)

2. La seconda riguarda la FNGO, nata in quel ormai lontano giugno del 1985, quando alcuni appassionati, supportati da Stefano Clementoni, proprietario dell’omonima azienda di giochi, l’hanno fondata. E’ stato grazie ad una struttura organizzata, sorretta dal lavoro di decine di volontari che si sono alternati negli anni, a nomi di presidenti storici come Luigi Puzzo, Mauro Perotti, fino all’odierno Donato Barnaba, ed a tutti coloro che nel loro piccolo, a livello nazionale e regionale, hanno lavorato per diffondere in Italia, nel tempo, il gioco dell’Othello, se oggi siamo qui a festeggiare questa vittoria. E non meno importante è stato il lavoro di campioni del passato come Pier Andrea Morolli, Paolo Ghirardato o Augusto Brusca, che con i loro risultati sono stati di stimolo a tanti giocatori che ne hanno voluto di emularne le gesta, sperando di raggiungerli e superarli. Senza tutti loro questo titolo mondiale non si sarebbe potuto raggiungere. E’ per questo che possiamo affermare, in tutta serenità, l’importanza del lavoro che ognuno di noi, nel suo piccolo, porta avanti per una federazione basata esclusivamente sul volontariato.
3. Per il terzo spunto di riflessione mi permetto invece di partire da me stesso e da un messaggio che, tra il serio e il faceto, qualcuno ha voluto affidare alla mailing-list, parlando di “fine un’era Marconi”. Se da un lato, senza false ipocrisie, essa può in parte dispiacermi, dall’altro non si può non riconoscere ciò sia un bene per la federazione. E’ nella natura delle cose avere un loro fine, ma questa non è un male se essa porta con sé un rinnovamento, nuovi nomi e nuove persone che nel solco tracciato dalla FNGO portano con sé nuove energie e raggiungono obiettivi sempre più ambiziosi. E’ questo quell’elemento che ha accompagnato la nascita dei nuovi campioni negli ultimissimi anni, e che, si spera, porterà presto all’affermazione di tanti altri othellisti, in un’ottica di ampliamento della base di appassionati e di elevazione del livello di gioco dei più ambiziosi.
Da ultimo, primo di procedere alla conclusione di questa riflessione, voglio mettere in luce altri due elementi che ritengo significativi.
Il primo riguarda Saio, il famoso programma di Benedetto Romano. Credo di interpretare anche il pensiero di Michele nel ricordare l’importante ruolo che ha avuto nella sua preparazione delle aperture. Un software italiano che sempre più rapidamente, anche a livello internazionale, sta soppiantando il ben più radicato Zebra, ci dà la stessa emozione che ci darebbe la vittoria al mondiale di F1 di un pilota italiano. su una Ferrari.
Il secondo riguarda la diretta seguita su “liveothello”, di cui approfittiamo dell’occasione per ringraziare la federazione internazionale e tutti coloro che da anni si prodigano per il suo sviluppo. L’arrivo nel gruppo dei tifosi di Augusto Brusca, già due volte campione italiano, credo abbia un significato simbolico particolare. Augusto era già un campione ancor prima che Michele nascesse (e forse addirittura prima che i suoi genitori si incontrassero), ed ha smesso di giocare nel 1992, quando Michele aveva solo tre anni. Quegli istanti di breve incontro virtuale testimoniano meglio di tutti come ancora una volta il ruolo della FNGO, capace di legare persone così distanti nello spazio e nel tempo ma tutte ugualmente legate da un’unica passione per quel bellissimo gioco che è l’Othello.

Francesco Marconi

Breve diario del mondiale più lungo. La giornata comincia prestissimo per Roberto Sperandio e Carlo Alami, partiti da Roma all'alba per fare scalo a Bergamo e imbarcarsi, insieme a Michele Borassi e a chi scrive, sul volo per l'aeroporto Torp di Oslo. E' mercoledì 19 novembre 2008. Arrivati a destinazione, dopo aver preso atto con piacere che non piove e che non ci sarebbe stato ghiaccio sulle strade ritiriamo l'auto che avevamo noleggiato in precedenza scoprendo che è di una classe superiore a quella richiesta e che il modello è ben noto a Carlo, autista designato e supporto morale della squadra, che ne possiede una quasi uguale. Insomma, tante coincidenze favorevoli che contribuiscono a metterci di buon umore e a 'fare gruppo'. Le quasi due ore di viaggio fino all'albergo scorrono piacevolmente con i suoni del navigatore satellitare che ci ricorda i limiti di velocità ma che noi interpretiamo scherzosamente come il segnale che colui che sta parlando in quel momento ha appena detto una ca... Una cavolata. E così, tra una battuta e all'altra, giungiamo all'hotel sede del torneo, lo stesso nel quale abbiamo deciso di alloggiare, pur spendendo qualcosa in più, perché ne avremmo tratti innegabili vantaggi in termini di comodità e concentrazione.
Il Quality Hotel 33 è una bella struttura moderna e funzionale, sebbene situata all'estrema periferia di Oslo in una zona priva di ogni attrattiva: per fortuna abbiamo l'auto. Il tempo di indossare vestiti più eleganti ed eccoci nell'ampia e confortevole sala, già gremita di giocatori, destinata a ospitarci per i successivi tre giorni. Che per noi sarebbe stato un mondiale diverso da tanti altri lo si capisce fin da subito. E' tradizione che il torneo prenda le mosse con un cocktail di benvenuto nel quale si inizia a respirare aria di competizione e i giocatori si scambiano le proprie impressioni sulle condizione di forma proprie e dei principali contendenti. Ebbene, quest'anno dell'Italia si vociferava parecchio e ancora di più del suo giocatore di punta, il cui nome evito di ripetere ancora una volta, per intenderci è colui al quale è dedicato questo numero speciale di Nero su Bianco.
A parti rovesciate rispetto al passato, tutti si chiedono chi sarebbero stati i nostri principali avversari nella competizione a squadre. La risposta è unanime: Giappone e Polonia. Con i primi accomunati dalla tradizionale modestia e i secondi che ostentano una sicurezza che, due giorni dopo, si sarebbe trasformata in mal digerita delusione. E noi a ripeterci che la cosa più importante è la consapevolezza che, al di là del risultato finale, sarebbe stato un mondiale difficile in cui tutti avremmo avuto momenti di crisi e di euforia. La serata si conclude con la presentazione delle squadre e il sorteggio degli accoppiamenti del primo turno La sorte ci riserva avversari alla nostra portata e così possiamo andare a dormire senza particolari preoccupazioni. Non resta che prendere la macchina per cercare qualcosa da mangiare affidandoci alle indicazioni del GPS che ci conduce presso il pub più vicino il quale si rivelerà essere un poco accogliente fast food a base di kebab all'interno di una stazione di servizio.
Per chi volesse evitare di andarci, ne segnalo il nome: "Papas pub & restaurant". Ma la stanchezza è tanta e l'importante è mettere qualcosa nello stomaco.

Primo giorno.
Finalmente si comincia a giocare! Ogni anno i mondiali riservano qualche novità dal punto di vista organizzativo. In questa occasione è stata introdotta la diffusione via Internet delle principali partite tramite un'applicazione online che riporta in tempo reale le varie mosse e consente al pubblico di tutto il mondo di commentare in chat le mosse dei giocatori. Tutte le partite trasmesse e le relative chat sono ancora disponibili in rete all'indirizzo http://www.liveothello.com. Altra novità è stata la possibilità di vedere in ogni momento, via webcam, una panoramica della sala. Non mi soffermo troppo sui risultati delle singole partite: è tutto disponibile sul sito http://www.woc2008.org/
Alla fine della giornata raccogliamo 17 punti di squadra su 21, con due scontri diretti tra italiani, e siamo saldamente in testa alla classifica a squadre e a quella individuale con Michele a punteggio pieno con sette punti, io con sei e Roberto con quattro.
Tra le vittorie più importanti quelle di Michele contro il giapponesi Tamaki Miyaoka e quelle mia e di Michele contro il quattro volte finalista ai mondiali Makoto Suekuni.
Tutto sembra procedere per il meglio e a questo punto l'ideale sarebbe continuare a giocare a oltranza anche le ultime sei partite per sfruttare lo stato di grazia in cui tutti e tre ci troviamo: tutto risulta possibile e anche le partite che sembrano mettersi male si risolvono a nostro favore nelle ultime mosse.
Tuttavia l'esperienza di tanti anni ci dice che l'indomani sarà necessario ricominciare da capo, come se fosse un altro torneo.
Finite le partite non resta che prendere la macchina a andare alla ricerca di un pub migliore del primo, apparentemente ci riusciamo ma, dopo esserci seduti al tavolo e aver parlato con un addetto che sembra passare per caso da quelle parti, scopriamo che tutti i piatti che avremmo scelto non sono disponibili per una misteriosa avaria della cucina. Avendo ormai una certa esperienza di hamburger e patatine, maturata la sera prima, Carlo, Roberto e Michele decidono di fare il bis mentre io mi accontento di una ciotola di insalata. La seconda notte trascorre come prevedibile, tra sonno e qualche risveglio dettato dalla tensione accumulata in sette ore di gioco tiratissimo.

Secondo giorno.
Dopo una ricca colazione continentale si riparte con i restanti sei incontri e, purtroppo, io e Michele iniziamo con una sconfitta. Per me la prima di una pessima giornata (una vittoria su sei partite) mentre Michele, pur non essendo infallibile come il giorno prima, riuscirà a raccogliere tre punti. La migliore prestazione di giornata sarà quella di Roberto con quattro vittorie. Sia pure con alterne fortune cerchiamo di restare attaccati con i denti al primo posto a squadre che non abbiamo mai mollato dall'inizio del torneo. Ma alle nostre spalle il Giappone riprende il ritmo che gli compete e che non è riuscito a tenere il giorno precedente.
A un turno dalla fine tutto è ancora possibile sia nell'individuale che a squadre, ma è necessario vincere se non vogliamo tornare a casa con una grossa delusione. Michele si aggiudica il match con il francese Barre, non senza dare qualche speranza al transalpino, ed è in semifinale. Io perdo, Roberto vince ma i giapponesi si aggiudicano tutte le partite degli ultimi tre turni e ci sorpassano sul filo di lana. Peccato, la possibilità di essere campioni del mondo a squadre non è mai stata così vicina.
Per fortuna il dispiacere per questa opportunità mancata si stempera nel vedere, dopo tanti anni, un italiano in semifinale. I quattro giocatori a passare il turno sono, nell'ordine: il tedesco Matthias Berg, il nostro Michele e il sorprendente polacco Dominik Nowak con 10 punti ai quali si aggiunge, dopo uno spareggio con il connazionale Suekuni, Tamaki Miyaoka. Appena vista la classifica ed esserci congratulati con i migliori quattro ci precipitiamo in macchina e, a scanso di equivoci, ci rechiamo direttamente al centro di Oslo dove, dopo aver esplorato l'enorme piazza e rischiato il congelamento di Roberto, scegliamo di cenare da Peppes, locale situato a due metri da dove avevamo parcheggiato. Indovinate cosa... No, non hamburger e patatine. Pizza.

Il giorno delle finale è sempre speciale: sul palcoscenico ci sono solo i migliori mentre gli altri assistono impotenti ma fortemente coinvolti. Per noi, che possiamo tifare per un connazionale, è un'emozione ancora più forte. La notte di Michele è stata tranquilla ed è stata preceduta da un breve ripasso delle aperture da giocare al suo giovane avversario Nowak. Una colazione leggera e, via, le semifinali iniziano. Il pubblico è in una saletta non lontana da quella in cui si gioca: sembra di sentire la tensione provenire dalle othelliere. Le partite sono trasmesse in diretta su Internet e noi che siamo lì possiamo chattare con gli spettatori di tutto il mondo tra cui tantissimi italiani, molti dei quali non sentivamo da anni.
L'inizio non è dei migliori per Michele che si trova in svantaggio contro Dominik. I polacchi esultano prematuramente, noi aspettiamo pazientemente: la sfida è appena iniziata. Gradualmente Michele recupera lo svantaggio e vince la prima partita di semifinale per chiudere la pratica con una seconda vittoria meno sofferta. Sull'altro tavolo Miyaoka batte Berg con un doppio 33-31 di cui il primo matura in seguito alla sconfitta per tempo del tedesco.
I due finalisti, Michele e Tamaki, si ritrovano nel pomeriggio per l'ultimo atto.
Le finali sono tiratissime e non prive di errori a causa della stanchezza che impedisce di analizzare lucidamente le sequenze. Il pubblico, sempre più numeroso, esulta o si ammutolisce in funzione del vantaggio dell'uno o dell'altro. Michele vince la prima partita per 34-30 e perde la seconda per 33-31: tutto si deciderà nella terza partita. Dopo aver analizzato le varie possibilità, Michele sceglie di giocare nuovamente con il colore con il quale ha appena perso. Tamaki varia prima dell'italiano, segno di insicurezza, ma va comunque in vantaggio. Nel centropartita Michele recupera gradualmente anche se il nipponico sembra avere la meglio. Le chat sono bollenti per gli interventi dei nostri sostenitori ai quali si aggiungono tanti amici stranieri che fanno il tifo per noi.
E' il momento dei computer: tutti si affrettano a dare le valutazioni fornite dai software dimenticando che i giocatori non hanno l'infallibilità dei programmi.
La tensione è massima quando il nipponico si appresta a giocare la mossa 52: ci pensa a lungo e poi decide di prendere la diagonale, mossa umanamente comprensibile ma perdente. A questo punto Michele non può più sbagliare, anche se il tempo sta ormai per terminare.
E' l'apoteosi per i tifosi italiani che fino ad allora mai avevano visto un loro connazionale aggiudicarsi il massimo titolo mondiale. Nel tripudio generale si giocano le ultime mosse. Nel frattempo noi siamo pronti ad accogliere e applaudire Michele che esce dalla sala stremato per la fatica. Lo abbracciamo e gli diamo a malapena il tempo di riprendersi mentre intorno flash e telecamere lo circondano. I festeggiamenti continuano fino alla sera quando, durante la cena di addio, si svolgono le premiazioni e Michele può finalmente alzare al cielo la coppa che da ora in poi porterà anche il suo nome inciso insieme a quello dei più forti giocatori di sempre.

Tutto ha avuto inizio il 3 dicembre 2003 quando il futuro campione del mondo, allora appena quindicenne, mi inviò una mail riportante il seguente testo:
"Ho visto che il 6 e il 7 dicembre c'è un torneo a Milano, dove abito, e mi piacerebbe parteciparvi. Come devo fare per iscrivermi e contattare gli organizzatori?"
Bravissimo!

Donato Barnaba


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