Primo brivido per Di Mattei Le sensazioni di una vittoria
Roma,14/1/2007. Una luce fioca nella stanza. Entra quasi di nascosto, in punta di piedi, tra le fessure della serranda ancora chiusa. Un silenzio leggero è padrone, ancora per poco, poi si respirerà tensione. Le othelliere sono poste al centro del tavolo. Sul fianco l'orologio, arbitro del tempo. Gli internazionali rappresent ano, per l'Italia othellistica, uno dei tornei più prestigiosi. E si sa che più è ambito il torneo e più sarà dura la battaglia per vincerlo. Non basta essere in forma, avere diversi Dan se poi non si ha la forza per soffrire, fino in fondo, fino all'ultima pedina da girare. Ci vuole cervello, sì, ma sottobraccio al proprio cuore. Alessandro Di Mattei è arrivato in finale, come un treno che passa stazione per stazione, rispettando in pieno le attese, rimanendo in pieno orario, anticipandolo a volte... e infine sconvolgendolo! In sequenza si è sbarazzato di nomi illustri: Kashiwabara, Borassi, Sperandio, Barnaba. Non ha concesso di più del pareggio a Leader e a Marconi. Un solo passo falso nel girone eliminatorio, contro Albert Kortendijk. Alla fine degli undici turni si è trovato a mezzo punto dal primo, un Donato Barnaba in splendida forma. E' arrivato in finale senza stancarsi troppo, senza soffrire più del dovuto. Come se una seggiola di quel tavolo gli fosse dovuta, dopo tanto impegno, tanta passione. Nell'altra seggiola si è seduto Donato Barnaba. Ostico come sempre, come deve essere sempre. Una risata rompe il ghiaccio, ma non altera la concentrazione, l'accarezza appena. Segue una sistemata alle pedine, la messa a fuoco dell'othelliera e poi.... buio, silenzio, si inizia! Ancora una sfida nella sfida, ancora Roma contro Milano. Le partite si |
|
consumano lentamente, mossa dopo mossa, minuto dopo minuto. C'è chi capisce di essere in vantaggio ma non ha l'intuito per giocare la mossa successiva e allora pensa, ripensa e ci ripensa ancora. Non trova la strada. Il rischio è che l'avversario non gli lasci più minuti ma secondi. La posizione delle pedine sulla othelliera non determinerà più il vantaggio se i secondi sul quadrante lasceranno il posto ad semplice zero. Il Giocatore deve saperlo, deve rimanere in partita, sia per la posizione che sviluppa sulla scacchiera e sia per il tempo che impiega per farlo. La vittoria si crea pian piano, con il giusto tempo, respirandola, quando è ancora lontana, per seguirla fin quando non ti si presenta davanti. Non devi abbandonarla mai. Il Giocatore insegue la sua come la luce del sole oltrepassa le nuvole di un cielo spento. Alla fine arriva al suolo e lo riscalda e lo riempie di luce. E' la sessantesima pedina poggiata a dare la sentenza, perché ci sono ancora dei secondi sul quadrante. Un sospiro, si ricontano le pedine, gli occhi degli avversari si incrociano ancora una volta sulla scacchiera. Poi i pensieri del Giocatore lasciano posto al brivido della vittoria. Il brivido che ti ripaga di tutto. Il brivido che entra dalle mani, le percorre, scorre nelle vene, te lo ritrovi dietro le spalle, nella testa, si fa largo dentro lo sguardo, lo riempie ed esplode, infine, dentro al cuore! E' energia pura. Vale di più di una coppa, vale di più di mille punti rating, vale di più dei complimenti del più forte degli avversari. Il tuo primo brivido è arrivato, Alessandro, e te lo sei meritato in pieno: CAMPIONE!
Autore: Roberto Sperandio |