Campione del Mondo

23 Novembre 2008


Campione del Mondo
Breve diario del mondiale più lungo

La giornata comincia prestissimo per Roberto Sperandio e Carlo Alami, partiti da Roma all'alba per fare scalo a Bergamo e imbarcarsi, insieme a Michele Borassi e a chi scrive, sul volo per l'aeroporto Torp di Oslo. E' mercoledì 19 novembre 2008. Arrivati a destinazione, dopo aver preso atto con piacere che non piove e che non ci sarebbe stato ghiaccio sulle strade ritiriamo l'auto che avevamo noleggiato in precedenza scoprendo che è di una classe superiore a quella richiesta e che il modello è ben noto a Carlo, autista designato e supporto morale della squadra, che ne possiede una quasi uguale. Insomma, tante coincidenze favorevoli che contribuiscono a metterci di buon umore e a 'fare gruppo'. Le quasi due ore di viaggio fino all'albergo scorrono piacevolmente con i suoni del navigatore satellitare che ci ricorda i limiti di velocità ma che noi interpretiamo scherzosamente come il segnale che colui che sta parlando in quel momento ha appena detto una ca... Una cavolata. E così, tra una battuta e all'altra, giungiamo all'hotel sede del torneo, lo stesso nel quale abbiamo deciso di alloggiare, pur spendendo qualcosa in più, perché ne avremmo tratti innegabili vantaggi in termini di comodità e concentrazione. Il Quality Hotel 33 è una bella struttura moderna e funzionale, sebbene situata all'estrema periferia di Oslo in una zona priva di ogni attrattiva: per fortuna abbiamo l'auto. Il tempo di indossare vestiti più eleganti ed eccoci nell'ampia e confortevole sala, già gremita di giocatori, destinata a ospitarci per i successivi tre giorni. Che per noi sarebbe stato un mondiale diverso da tanti altri lo si capisce fin da subito. E' tradizione che il torneo prenda le mosse con un cocktail di benvenuto nel quale si inizia a respirare aria di competizione e i giocatori si scambiano le proprie impressioni sulle condizione di forma proprie e dei principali contendenti. Ebbene, quest'anno dell'Italia si vociferava parecchio e ancora di più del suo giocatore di punta, il cui nome evito di ripetere ancora una volta, per intenderci è colui al quale è dedicato questo numero speciale di Nero su Bianco. A parti rovesciate rispetto al passato, tutti si chiedono chi sarebbero stati i nostri principali avversari nella competizione a squadre. La risposta è unanime: Giappone e Polonia. Con i primi accomunati dalla tradizionale modestia e i secondi che ostentano una sicurezza che, due giorni dopo, si sarebbe trasformata in mal digerita delusione. E noi a ripeterci che la cosa più importante è la consapevolezza che, al di là del risultato finale, sarebbe stato un mondiale difficile in cui tutti avremmo avuto momenti di crisi e di euforia. La serata si conclude con la presentazione delle squadre e il sorteggio degli accoppiamenti del primo turno. La sorte ci riserva avversari alla nostra portata e così possiamo andare a dormire senza particolari preoccupazioni. Non resta che prendere la macchina per cercare qualcosa da mangiare affidandoci alle indicazioni del gps che ci conduce presso il pub più vicino il quale si rivelerà essere un poco accogliente fast food a base di kebab all'interno di una stazione di servizio. Per chi volesse evitare di andarci, ne segnalo il nome: "Papas pub & restaurant". Ma la stanchezza è tanta e l'importante è mettere qualcosa nello stomaco.

Primo giorno
Finalmente si comincia a giocare! Ogni anno i mondiali riservano qualche novità dal punto di vista organizzativo. In questa occasione è stata introdotta la diffusione via Internet delle principali partite tramite un'applicazione online che riporta in tempo reale le varie mosse e consente al pubblico di tutto il mondo di commentare in chat le mosse dei giocatori. Tutte le partite trasmesse e le relative chat sono ancora disponibili in rete all'indirizzo http://www.liveothello.com. Altra novità è stata la possibilità di vedere in ogni momento, via webcam, una panoramica della sala. Non mi soffermo troppo sui risultati delle singole partite: è tutto disponibile sul sito http://www.woc2008.org/ Alla fine della giornata raccogliamo 17 punti di squadra su 21, con due scontri diretti tra italiani, e siamo saldamente in testa alla classifica a squadre e a quella individuale con Michele a punteggio pieno con sette punti, io con sei e Roberto con quattro. Tra le vittorie più importanti quelle di Michele contro il giapponesi Tamaki Miyaoka e quelle mia e di Michele contro il quattro volte finalista ai mondiali Makoto Suekuni. Tutto sembra procedere per il meglio e a questo punto l'ideale sarebbe continuare a giocare a oltranza anche le ultime sei partite per sfruttare lo stato di grazia in cui tutti e tre ci troviamo: tutto risulta possibile e anche le partite che sembrano mettersi male si risolvono a nostro favore nelle ultime mosse. Tuttavia l'esperienza di tanti anni ci dice che l'indomani sarà necessario ricominciare da capo, come se fosse un'altro torneo. Finite le partite non resta che prendere la macchina a andare alla ricerca di un pub migliore del primo, apparentemente ci riusciamo ma, dopo esserci seduti al tavolo e aver parlato con un addetto che sembra passare per caso da quelle parti, scopriamo che tutti i piatti che avremmo scelto non sono disponibili per una misteriosa avaria della cucina. Avendo ormai una certa esperienza di hamburger e patatine, maturata la sera prima, Carlo, Roberto e Michele decidono di fare il bis mentre io mi accontento di una ciotola di insalata. La seconda notte trascorre come prevedibile, tra sonno e qualche risveglio dettato dalla tensione accumulata in sette ore di gioco
  tiratissimo.

Secondo giorno
Dopo una ricca colazione continentale si riparte con i restanti sei incontri e, purtroppo, io e Michele iniziamo con una sconfitta. Per me la prima di una pessima giornata (una vittoria su sei partite) mentre Michele, pur non essendo infallibile come il giorno prima, riuscirà a raccogliere tre punti. La migliore prestazione di giornata sarà quella di Roberto con quattro vittorie. Sia pure con alterne fortune cerchiamo di restare attaccati con i denti al primo posto a squadre che non abbiamo mai mollato dall'inizio del torneo. Ma alle nostre spalle il Giappone riprende il ritmo che gli compete e che non è riuscito a tenere il giorno precedente. A un turno dalla fine tutto è ancora possibile sia nell'individuale che a squadre, ma è necessario vincere se non vogliamo tornare a casa con una grossa delusione. Michele si aggiudica il match con il francese Barre, non senza dare qualche speranza al transalpino, ed è in semifinale. Io perdo, Roberto vince ma i giapponesi si aggiudicano tutte le partite degli ultimi tre turni e ci sorpassano sul filo di lana. Peccato, la possibilità di essere campioni del mondo a squadre non è mai stata così vicina. Per fortuna il dispiacere per questa opportunità mancata si stempera nel vedere, dopo tanti anni, un italiano in semifinale. I quattro giocatori a passare il turno sono, nell'ordine: il tedesco Matthias Berg, il nostro Michele e il sorprendente polacco Dominik Nowak con 10 punti ai quali si aggiunge, dopo uno spareggio con il connazionale Suekuni, Tamaki Miyaoka. Appena vista la classifica ed esserci congratulati con i migliori quattro ci precipitiamo in macchina e, a scanso di equivoci, ci rechiamo direttamente al centro di Oslo dove, dopo aver esplorato l'enorme piazza e rischiato il congelamento di Roberto, scegliamo di cenare da Peppes, locale situato a due metri da dove avevamo parcheggiato. Indovinate cosa... No, non hamburger e patatine. Pizza.

Terzo giorno: Finali
Il giorno delle finale è sempre speciale: sul palcoscenico ci sono solo i migliori mentre gli altri assistono impotenti ma fortemente coinvolti. Per noi, che possiamo tifare per un connazionale, è un'emozione ancora più forte. La notte di Michele è stata tranquilla ed è stata preceduta da un breve ripasso delle aperture da giocare al suo giovane avversario Nowak. Una colazione leggera e, via, le semifinali iniziano. Il pubblico è in una saletta non lontana da quella in cui si gioca: sembra di sentire la tensione provenire dalle othelliere. Le partite sono trasmesse in diretta su Internet e noi che siamo lì possiamo chattare con gli spettatori di tutto il mondo tra cui tantissimi italiani, molti dei quali non sentivamo da anni. L'inizio non è dei migliori per Michele che si trova in svantaggio contro Dominik. I polacchi esultano prematuramente, noi aspettiamo pazientemente: la sfida è appena iniziata. Gradualmente Michele recupera lo svantaggio e vince la prima partita di semifinale per chiudere la pratica con una seconda vittoria meno sofferta. Sull'altro tavolo Miyaoka batte Berg con un doppio 33-31 di cui il primo matura in seguito alla sconfitta per tempo del tedesco. I due finalisti, Michele e Tamaki, si ritrovano nel pomeriggio per l'ultimo atto. Le finali sono tiratissime e non prive di errori a causa della stanchezza che impedisce di analizzare lucidamente le sequenze. Il pubblico, sempre più numeroso, esulta o si ammutolisce in funzione del vantaggio dell'uno o dell'altro. Michele vince la prima partita per 34-30 e perde la seconda per 33-31: tutto si deciderà nella terza partita. Dopo aver analizzato le varie possibilità, Michele sceglie di giocare nuovamente con il colore con il quale ha appena perso. Tamaki varia prima dell'italiano, segno di insicurezza, ma va comunque in vantaggio. Nel centropartita Michele recupera gradualmente anche se il nipponico sembra avere la meglio. Le chat sono bollenti per gli interventi dei nostri sostenitori ai quali si aggiungono tanti amici stranieri che fanno il tifo per noi. E' il momento dei computer: tutti si affrettano a dare le valutazioni fornite dai software dimenticando che i giocatori non hanno l'infallibilità dei programmi. La tensione è massima quando il nipponico si appresta a giocare la mossa 52: ci pensa a lungo e poi decide di prendere la diagonale, mossa umanamente comprensibile ma perdente. A questo punto Michele non può più sbagliare, anche se il tempo sta ormai per terminare. E' l'apoteosi per i tifosi italiani che fino ad allora mai avevano visto un loro connazionale aggiudicarsi il massimo titolo mondiale. Nel tripudio generale si giocano le ultime mosse. Nel frattempo noi siamo pronti ad accogliere e applaudire Michele che esce dalla sala stremato per la fatica. Lo abbracciamo e gli diamo a malapena il tempo di riprendersi mentre intorno flash e telecamere lo circondano. I festeggiamenti continuano fino alla sera quando, durante la cena di addio, si svolgono le premiazioni e Michele può finalmente alzare al cielo la coppa che da ora in poi porterà anche il suo nome inciso insieme a quello dei più forti giocatori di sempre.

Tutto ha avuto inizio il 3 dicembre 2003 quando il futuro campione del mondo, allora appena quindicenne, mi inviò una mail riportante il seguente testo: "Ho visto che il 6 e il 7 dicembre c'è un torneo a Milano, dove abito, e mi piacerebbe parteciparvi. Come devo fare per iscrivermi e contattare gli organizzatori?"

Bravissimo!

Autore: Donato Barnaba

 

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