La lezione di Oslo

04 Dicembre 2008


La lezione di Oslo
Riflessioni

Non sarà quello di calcio e tanto meno quello di Formula 1, ma per gli appassionati italiani dell’Othello la conquista del titolo mondiale rappresenta il coronamento di un sogno inseguito per quasi trent’anni. Questa è certamente la gioia di Michele Borassi, neo-campione del mondo, ma anche di tutti coloro che da anni lavorano per dare vita alla FNGO. Numerose sono le riflessioni che in questi giorni ognuno di noi ha fatto nel suo piccolo. Personalmente ritengo che almeno tre di esse meritino di essere evidenziate.

1. La prima riguarda ovviamente Michele. La sua è una vittoria fortemente voluta e cercata, frutto di un lavoro metodico e costante, portato avanti giorno dopo giorno e mese dopo mese, fin dai suoi esordi sulla nei tornei ufficiali. Il raggiungimento del primo posto al mondiale insegna a tutti come con la volontà e la costanza anche gli obiettivi più grandi siano alla portata di ciascuno di noi. Un risultato importante non si conquista con il caso o la fortuna, ma con l’impegno e il sacrificio, unici motori per la realizzazione dei propri sogni, secondo una logica che trascende il piccolo mondo dell’Othello. Un titolo di campione mondiale di Othello non porta con sé fama e tanto meno denaro (se si eccettua il premio messo in palio dagli sponsor, poca cosa rispetto al lavoro necessario a conquistarlo), ma le qualità necessarie al suo raggiungimento sono le stesse che servono per i grandi obiettivi della vita. Michele quest’anno inizierà il cammino universitario, matematica alla Normale di Pisa, che poi lo porterà ad affacciarsi sul difficile mondo del lavoro. Siamo facili profeti affermando che lo stesso impegno e la stessa costanza che ha dimostrato nel “gioco” dell’Othello, gli saranno d’aiuto anche nella “serietà” della vita.

2. La seconda riguarda la FNGO, nata in quel ormai lontano giugno del 1985, quando alcuni appassionati, supportati da Stefano Clementoni, proprietario dell’omonima azienda di giochi, l’hanno fondata. E’ stato grazie ad una struttura organizzata, sorretta dal lavoro di decine di volontari che si sono alternati negli anni, a nomi di presidenti storici come Luigi Puzzo, Mauro Perotti, fino all’odierno Donato Barnaba, ed a tutti coloro che nel loro piccolo, a livello nazionale e regionale, hanno lavorato per diffondere in Italia, nel tempo, il gioco dell’Othello, se oggi siamo qui a festeggiare questa vittoria. E non meno importante è stato il lavoro di campioni del passato come PierAndrea Morolli, Paolo Ghirardato o Augusto Brusca, che con i loro risultati sono stati di stimolo a tanti giocatori che ne hanno voluto di emularne le gesta, sperando di raggiungerli e
  superarli. Senza tutti loro questo titolo mondiale non si sarebbe potuto raggiungere. E’ per questo che possiamo affermare, in tutta serenità, l’importanza del lavoro che ognuno di noi, nel suo piccolo, porta avanti per una federazione basata esclusivamente sul volontariato.

3. Per il terzo spunto di riflessione mi permetto invece di partire da me stesso e da un messaggio che, tra il serio e il faceto, qualcuno ha voluto affidare alla mailing-list, parlando di “fine un’era Marconi”. Se da un lato, senza false ipocrisie, essa può in parte dispiacermi, dall’altro non si può non riconoscere ciò sia un bene per la federazione. E’ nella natura delle cose avere un loro fine, ma questa non è un male se essa porta con sé un rinnovamento, nuovi nomi e nuove persone che nel solco tracciato dalla FNGO portano con sé nuove energie e raggiungono obiettivi sempre più ambiziosi. E’ questo quell’elemento che ha accompagnato la nascita dei nuovi campioni negli ultimissimi anni, e che, si spera, porterà presto all’affermazione di tanti altri othellisti, in un’ottica di ampliamento della base di appassionati e di elevazione del livello di gioco dei più ambiziosi.

Da ultimo, primo di procedere alla conclusione di questa riflessione, voglio mettere in luce altri due elementi che ritengo significativi. Il primo riguarda Saio, il famoso programma di Benedetto Romano. Credo di interpretare anche il pensiero di Michele nel ricordare l’importante ruolo che ha avuto nella sua preparazione delle aperture. Un software italiano che sempre più rapidamente, anche a livello internazionale, sta soppiantando il ben più radicato Zebra, ci dà la stessa emozione che ci darebbe la vittoria al mondiale di F1 di un pilota italiano. su una Ferrari. Il secondo riguarda la diretta seguita su “liveothello”, di cui approfittiamo dell’occasione per ringraziare la federazione internazionale e tutti coloro che da anni si prodigano per il suo sviluppo. L’arrivo nel gruppo dei tifosi di Augusto Brusca, già due volte campione italiano, credo abbia un significato simbolico particolare. Augusto era già un campione ancor prima che Michele nascesse (e forse addirittura prima che i suoi genitori si incontrassero), ed ha smesso di giocare nel 1992, quando Michele aveva solo tre anni. Quegli istanti di breve incontro virtuale testimoniano meglio di tutti come ancora una volta il ruolo della FNGO, capace di legare persone così distanti nello spazio e nel tempo ma tutte ugualmente legate da un’unica passione per quel bellissimo gioco che è l’Othello.

Autore: Francesco Marconi

 

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