Commiserarsi fa piangere, come pelare le cipolle

10 Giugno 2004


Commiserarsi fa piangere, come pelare le cipolle
Quando l'ottimismo aiuta a vincere le partite vinte e, a volte, anche quelle perse.

Ho scelto di intitolare l’articolo con questa frase del filosofo Jerry Fodor che rende il senso di quello che voglio dire: in molti casi, aspetti psicologici e oggettivi conducono esattamente allo stesso risultato. Se si vuole diventare un giocatore vincente non basta correggere ed evitare i difetti tecnici (le cipolle) ma bisogna mantenere attitudini mentali positive. Anche nelle situazioni apparentemente senza via d’uscita. Tutti i giocatori sanno bene, per averlo sperimentato personalmente, che lasciarsi sfuggire partite nelle quali si è acquisito un netto vantaggio non è affatto evento raro. Anche quando si è “sicuri” di essere in posizione migliore, non è sempre facile identificare con certezza il piano tattico (prendere o non prendere un bordo, privilegiare un gioco d’attacco o di difesa, …) più opportuno per concretizzare il vantaggio e trasformarlo in vittoria. In quasi tutte le partite esiste almeno un momento decisivo, una mossa che si percepisce come particolarmente delicata e determinante ai fini del risultato. Quando si giunge in questa fase, e ci si sente in vantaggio, è utile mettere mentalmente da parte le linee analizzate in precedenza, distrarsi per qualche secondo guardandosi intorno o chiudendo gli occhi, e ripartire dall’inizio, quasi come se si vedesse la scacchiera per la prima volta, ma con l’assunto che si è in vantaggio e quindi deve esistere la strada vincente.Acquisita questa certezza (almeno a livello di percezione), l’intero processo decisionale diventa più facile perché più chiaro è l’obiettivo finale. Alcune sequenze che prima sembravano giocabili appaiono insufficienti per vincere e altre che sembravano negative diventano più interessanti quando si ha ben presente
  l’obiettivo di lungo periodo. Pensate a cosa succede quando ci si avvicina a una partita in corso tra altri giocatori. Spesso la linea corretta risulta evidentissima agli spettatori, molto più di quanto non sia per i contendenti, il cui pensiero è offuscato da tutte le analisi fatte nel corso della partita. Un discorso analogo può essere fatto per il giocatore in svantaggio il quale, prima di tutto, non deve perdersi d’animo. Il suo obiettivo, dopo aver preso atto della posizione di inferiorità è identificare una via d’uscita che, pur necessitando dell’errore dell’avversario, può sfruttare la sua disattenzione dovuta a eccessiva sicurezza. Occorre concentrarsi su quella che potrebbe essere l’unica strada per rovesciare la situazione (controllare una diagonale, girare una pedine chiave) e tentare di sorprendere l’avversario con una sequenza che questi non aveva previsto. Ripulire la mente dai residui delle analisi precedenti e pensare in maniera positiva sono meccanismi psicologici sempre utili, ma lo sono ancora di più nel momento in cui, avvicinandosi al finale, occorre decidere se giocare per vincere o tentare di ribaltare una situazione perdente. Condizione necessaria è che si riesca a valutare con sufficiente approssimazione il valore della posizione. Una capacità, questa, che si acquisisce solo con l’esperienza. Non si tratta, quindi, di una tecnica alla portata di tutti, ma richiede un solido bagaglio di nozioni tattiche e strategiche. Chi non si sente in grado di applicarla, può ricorrere ad una procedura di emergenza che spesso si rivela efficace: coltivare la speranza che, prima o poi, l’avversario che è in vantaggio sbagli. Basta essere pronti a sfruttare l’occasione.

Autore: Donato Barnaba

 

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