Il giocatore di Othello: un profilo psicologico

07 Dicembre 2005


Il giocatore di Othello: un profilo psicologico
Gli Othellisti visti dall'esterno

Nel cuore dei Pirenei francesi, al confine con la Spagna, il Cnea – Centre National d’Entraînement en Altitude ha ospitato uno stage di allenamento un po’ speciale. Tra i molti sportivi delle più svariate discipline, che spaziavano dalla lotta libera al triathlon, dall’atletica al pattinaggio, dal nuoto al kick-boxing, tutti impegnati ad allenare il corpo, vi erano anche dei particolari “atleti della mente”, che invece del fisico allenavano … il cervello. Stiamo parlando dei giocatori che hanno partecipato allo stage organizzato con grande successo dalla Fédération Française d’Othello a Font-Romeu dal 20 al 28 luglio 2005, che hanno potuto cogliere l’eccezionale opportunità di incontrare colleghi provenienti da molti diversi paesi europei, approfondire gli aspetti tecnici più significativi del gioco e (soprattutto!) sfidarsi in tornei di vario tipo. Sul luogo era presente anche un osservatore esterno con la funzione di accompagnatore che, in virtù della sua “ignoranza tecnica” relativamente al gioco, ha avuto l’opportunità – altrettanto interessante – di studiare gli othellisti dal punto di vista umano e della personalità, nel tentativo di scoprire se esiste un comune denominatore che unisce i giocatori, almeno a livello europeo. Tutti i partecipanti si sono “docilmente” lasciati intervistare dall’osservatore, che ha posto loro alcune domande finalizzate a icavare una piccola statistica dalla quale trarre alcuni tratti significativi, se esistenti. Questo articolo è il resoconto del breve lavoro effettuato e dei risultati ottenuti, il quale, lungi dall’avere pretese di completezza o significatività specifica, raggiungerebbe il proprio scopo se destasse la curiosità del lettore e, magari, rappresentasse un punto di partenza per riflessioni più approfondite. Sono stati osservati quindici soggetti (un campione un po’ ristretto, per la verità!) tra i quali vi era una sola donna, fatto che già in sé può essere significativo. Infatti, tra le varie federazioni nazionali, anche extraeuropee, le donne che giocano a Othello sono molto poche (… e quindi eroiche!).
I dati personali
I partecipanti provenivano da sette diversi paesi, ossia Francia (8), Paesi Bassi (2), Danimarca (1), Belgio (1), Svizzera (1), Italia (1) e Spagna (1). Erano di età abbastanza diverse tra loro, con una media di 33,7 anni e con la distribuzione riportata nel diagramma 1. Per quanto riguarda il livello di scolarità dei giocatori esaminati, sono emersi dei dati piuttosto significativi: tutti hanno condotto o stanno conducendo studi scientifici, tra cui 5 in matematica/informatica, 4 in economia, 3 in ingegneria, 2 in elettronica e 1 in geologia. Altrettanto significativa è l’attività lavorativa che svolgono (con eccezione dei due che stanno ancora studiando): tra i 15 stagisti 2 sono professori di matematica, 4 informatici, 4 lavorano nel campo dell’economia, finanza e marketing, 1 nelle telecomunicazioni, 1 nella ricerca e 1 è tecnico elettricista. Concludiamo questa parte dedicata ai dati personali riportando la situazione familiare degli othellisti intervistati. 3 di essi vivono con i genitori, 6 sono single e 6 sono sposati o hanno una compagna. Pertanto, vista questa ripartizione, non si può individuare un profilo classico di giocatore, magari legato a certi stereotipi come quelli del solitario, del “secchione” o addirittura del “pazzoide” (come talvolta viene descritto il giocatore di scacchi!).
Le abitudini
Oltre ai dati di carattere personale, l’intervistatore ha raccolto altre informazioni riguardanti le abitudini dei giocatori, nel tentativo di scoprire delle preferenze, degli usi o degli approcci alla vita che eventualmente li accomunino. Nessun othellista è fumatore (solo 2 lo erano in passato) e ciò potrebbe essere in linea con i risultati di molte ricerche condotte su ampi campioni di popolazione, secondo cui l’abitudine al fumo è più diffusa tra le persone di basso livello culturale (soprattutto di genere maschile). È stata posta una domanda riguardo agli sport e agli hobby preferiti dagli stagisti oltre all’Othello, per scoprire se il giocatore tipo dia il proprio favore ad altri giochi da tavolo o di società di tipo “cerebrale” e sia sostanzialmente un sedentario e un “tranquillo”, come vorrebbe il luogo comune. Tutti gli othellisti intervistati sono tutt’altro che sedentari e tranquilli, dal momento che praticano molti diversi tipi di sport attivi, che vanno dalla pallavolo all’atletica, dalla bicicletta al calcio, dal tennis, ping-pong, badminton e squash al nuoto, dal basket al pattinaggio e al trekking, per arrivare a uno sport estremo come il paracadutismo. Per quanto riguarda gli hobby, 2 giocatori si sono detti appassionati alla fotografia, 3 alla lettura, 3 alla musica, 2 ai viaggi, 1 al teatro, 1 all’enologia, 1 alla botanica e solo 2 ai giochi (strategia e bridge). Al di là delle analogie e di un’estrazione culturale e lavorativa comune, si ricava una figura di othellista molto attivo, eclettico e interessato a campi diversi dell’intrattenimento (e non sempre chiuso in casa seduto davanti al computer o a una scacchiera, a studiare strategie per uscire vincitore dal successivo torneo!).
Il gioco dell’Othello
Concentrandoci in specifico sul gioco preferito dagli stagisti, passiamo ad analizzare i riscontri in merito all’inizio della loro carriera othellistica e alla sua durata. Dalle risposte alla domanda sul come e perché hanno iniziato a giocare, sembra facciano la parte del leone i mezzi informatici e in generale i mezzi di comunicazione: 3 giocatori hanno iniziato tramite il loro telefono cellulare (naturalmente i più giovani), ben 5 tramite Internet (di cui 1 con il “mitico” Minitel), 3 tramite giornali e riviste e solo 3 tramite incontri personali (padre, amici, othellisti che giocavano in un giardino). Dei 15 solo 1 ha ricevuto il gioco in regalo in occasione del Natale. È interessante notare che gli stagisti che giocano da un numero superiore di anni sono quelli che hanno iniziato tramite incontri personali, mentre i più giovani sia dal punto di vista anagrafico che della carriera othellistica hanno iniziato tramite Internet e il cellulare. In merito alla carriera in torneo, non si è evidenziata una correlazione significativa tra l’età degli othellisti e il numero di anni di gioco. Benché a livello generale, come è logico, i giocatori più anziani mostrino una carriera più lunga e viceversa (un othellista di 43 anni che gioca da 24 e uno di 16 che gioca da 2), vi sono alcuni casi che evidenziano il contrario (un othellista di 53 anni che gioca da 5 e uno di 18 che gioca ugualmente da 5). Più significativo è l’anno di età a cui gli stagisti hanno iniziato la loro carriera, per cui si evidenzia la distribuzione del diagramma 2. Come si ricava dal grafico, la maggior parte dei giocatori ha iniziato piuttosto giovane (tra i 10 e i 25 anni), anche se negli ultimi anni la tendenza si sta invertendo. È interessante osservare che gli othellisti che giocano da più tempo hanno iniziato a fare tornei da
  giovani, mentre in tempi recenti anche le persone più avanti con l’età hanno trovato la giusta spinta per iniziare a giocare a livello agonistico con l’aiuto dei mezzi tecnologici. Ciò è probabilmente avvenuto grazie all’immediatezza dell’interfaccia, che rende questo passatempo molto meno dispendioso in termini di tempo e sforzi, anche di tipo sociale, a persone che hanno sicuramente maggiori impegni lavorativi e familiari rispetto agli adolescenti. Il boom di Internet ha quindi favorito la diffusione dell’Othello, in particolare tra la persone di mezza età.
La personalità
Per finire, sono state poste agli othellisti tre domande finalizzate a comprendere se anche in loro sono present i alcuni tratti della personalità che dovrebbero essere tipici dei giocatori e degli sportivi impegnati nelle competizioni, soprattutto a titolo individuale. Se assimiliamo l’othellista allo sportivo, in quanto accomunati dallo stesso spirito di agonismo e competitività (all’inizio dell’articolo abbiamo definito i giocatori di Othello come degli “atleti della mente”), troviamo molti spunti su cui riflettere. Alcuni studi di valutazione degli aspetti della personalità degli atleti hanno evidenziato che gli agonisti degli sport individuali sono più interessati alle attività intellettuali e sono più riflessivi e perseveranti rispetto a quelli che praticano gli sport di squadra. Inoltre, hanno un maggior controllo sull’emotività e sono più coscienziosi, ambiziosi, autosufficienti, risoluti, autonomi e meno dipendenti dal giudizio degli altri. Tuttavia, per tutti questi motivi, sono più soggetti agli eventi stressanti e a un maggiore rischio di disagio psicologico e disturbi psicosomatici. Tra gli sportivi sono state distinte tre categorie: i praticanti gli sport di squadra (come la pallacanestro), i praticanti gli sport con antagonista (come il tennis, a cui potrebbero essere affiancati gli othellisti) e i praticanti gli sport prettamente individuali (come l’atletica). I primi scelgono come modalità di relazionamento privilegiata la cooperazione, i secondi la competizione diretta, in una sfida che prevede un vincitore e un perdente, e i terzi la competizione indiretta, in cui l’autentica gara si svolge contro se stessi, per superare i propri limiti o il gruppo degli avversari. Se gli othellisti fossero simili agli agonisti appartenenti al secondo gruppo, risulterebbero essere delle persone indipendenti, ma predisposte all’ansia e all’agitazione e poco propense a partecipare alle attività di gruppo. A differenza degli sportivi di squadra, che ricercano un gruppo a cui aggregarsi e amano i rapporti interpersonali, sceglierebbero una relazione di tipo competitivo. Non è facile affermare per certo se gli othellisti rientrino in questo profilo e probabilmente potrebbero dire la loro i coniugi e le persone che vi convivono quotidianamente. Tuttavia, possiamo analizzare le loro risposte alla domanda: “Qual è l’aspetto del gioco dell’Othello che ti appassiona maggiormente?”. 3 giocatori su 15 hanno affermato che l’aspetto che interessa loro di più è la convivialità e l’incontro con gli altri, 1 lo studio della psicologia nel rapporto con l’avversario, 1 la sensazione di relax che infonde, 1 l’armonia e 1 la novità del gioco, mentre la maggior parte (9 su 15) ha dato risposte rientranti nella sfera individuale, affermando che trovano l’Othello stimolante in quanto:
- presenta regole semplici che danno luogo a uno schema di gioco molto complesso (2);
- richiede la riflessione, la profonda comprensione degli schemi, per poi regalare la soddisfazione della scoperta delle soluzioni (4);
- è controintuitivo e tattico, crea diverse situazioni di gioco e permette molte differenziazioni (2);
- è pura competizione (1). Alla domanda se i giocatori preferissero gli sport di squadra rispetto a quelli individuali o viceversa (sia praticati che seguiti come spettatori), 9 su 15 hanno risposto gli sport individuali, 3 gli sport di squadra e 3 entrambi. Rispetto al lavoro individuale e al lavoro in team, 7 preferiscono il primo, 7 il secondo e 1 entrambi. Dalle risposte alle tre domande illustrate più sopra sembrerebbe prevalere leggermente lo spirito individuale a discapito di quello collettivo. In effetti, all’osservatore esterno è sembrato di cogliere una buona dose di competitività nella maggior parte degli stagisti, che si è chiaramente evidenziata anche nelle attività sportive e del tempo libero organizzate parallelamente allo stage, come il torneo di ping-pong, le partite di pallavolo e soprattutto la passeggiata in montagna, che si è trasformata in una gara a chi arrivava per primo in vetta! D’altra parte, ci sentiamo di affermare che tale competitività si è sempre espressa in modo sano, diretto, sereno e rispettoso. Per questo, ci sono buone speranze che la personalità dell’othellista si discosti da quella dello scacchista dipinta da Reuben Fine nel suo libro “La Psicologia del Giocatore di Scacchi”, in cui si racconta per esempio di Bobby Fischer che nel 1972, prima di strappare a Spassky il titolo di campione mondiale, confessò a proposito dei suoi avversari: “Mi piace vederli dibattersi”. Altri esempi poco rassicuranti sono rappresentati da Morphy, che si ritirò dal gioco all’ età di ventidue anni soccombendo gradualmente a una nevrosi, Steinitz, che in stati allucinatori giocava con Dio concedendogli il vantaggio di un pedone e della prima mossa e Alechin, che era definito il “sadico del mondo scacchistico”. Il gioco degli scacchi – che pare incanali e nello stesso tempo esasperi un’aggressività implacabile e sia destinato a sviluppare fantasie di onnipotenza – sarà assimilabile all’Othello?
Conclusione
Dall’analisi esposta sopra (che ripetiamo essere senza alcuna pretesa di completezza o profondità), appare una figura di othellista decisamente portato per gli studi scientifici e svolgente un’attività lavorativa attinente a tale campo. Non fumatore, risulta essere sportivo, eclettico e pieno di interessi diversi. Al passo con i tempi, sembra al tamente interessato ai nuovi mezzi informatici e di comunicazione, anche quando non è più tanto giovane. Pare essere riflessivo, perseverante, ambizioso e indipendente e avere un buon controllo sulla propria emotività, sebbene abbastanza predisposto allo stress. Appare piuttosto individualista, non particolarmente interessato ai rapporti di gruppo e decisamente amante della competizione diretta. Sarebbe interessante poter estendere questa piccola analisi a un campione più vasto di othellisti a livello internazionale, oppure ampliare l’ambito della ricerca, prendendo in considerazione altri tratti della personalità e aspetti del carattere, per trovare delle conferme o delle smentite a quanto esposto sopra. Per questo, rimandiamo il lettore (come si dice) alla “prossima puntata” – o per lo meno al prossimo stage estivo, che speriamo vivamen t e la Federazione Francese vorrà organizzare anche per il prossimo anno.

Autore: Rossella Sardi

 

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