Come studiare le aperture

21 Giugno 2007


Come studiare le aperture
La memoria aiuta ma non basta per gestire al meglio le prime mosse della partita

Lo studio delle aperture è una parte fondamentale della preparazione di un buon othellista. Anche molti giocatori, soprattutto i veterani, sostengono che sia più importante migliorare nel centropartita e nei finali, tutti concordano sul fatto che almeno uno studio delle linee principali sia fondamentale. I giocatori novizi (tra i quali io) pensano che lo studio molto approfondito di linee d’apertura possa tradursi facilmente in un buon vantaggio nel centropartita, che molto spesso diventa decisivo. Infatti, anche se molti giocatori criticano questo atteggiamento dicendo che l’Othello deve essere un gioco in cui vince il più bravo (e non chi memorizza più linee), credo che vincere perché si conosce meglio l’apertura sia un modo come un altro per conquistare una partita. Imparare tutte le sequenza possibili Il giocatore di Othello alle prime armi pensa che, una volta imparate tutte le sequenze giocabili, si possa diventare pressoché imbattibili. Se questo in linea teorica è vero, tradotto in pratica significa imparare una quantità esorbitante di posizioni, cosa che non riesce neanche ai migliori computer (figuriamoci agli umani!!!).Infatti, se la prima mossa è obbligata, alla seconda esistono già 3 diverse alternative, alla terza 14, per poi procedere in modo esponenziale (considerando di imparare solo due diverse linee per mossa, per arrivare alla mossa 15 si devono sapere 215 sequenze diverse, ovvero 32.768 linee). A questo punto, si capisce che bisogna fare una scelta, tagliare molte sequenze e imparare solo le mosse che più probabilmente verranno giocate contro di noi in torneo. Approccio “difensivo” nello studio delle aperture Per un giocatore ancora alle prime armi, o per chi non ha molto tempo a disposizione, non consiglierei di focalizzarsi troppo sullo studio delle aperture. Infatti tutti gli errori nella prima fase della partita sono ampiamente recuperabili e spesso basta una variante per sconvolgere tutti i piani. L’approccio che consiglio in questo caso è di giocare le nostre aperture e, di volta in volta, vedere quali mosse funzionano meglio di altre (magari con l’aiuto di Zebra) e dare un’occhiata alle varianti che ci colgono di più alla sprovvista durante le partite. Chi usa questo metodo avrà una tattica che considero “difensiva”: conoscerà le aperture abbastanza per entrare nel centropartita in una posizione abbastanza equilibrata, ma non riuscirà mai a ottenere vantaggi decisivi in questa fase. Per poter “vincere” delle partite in apertura e per mettere in difficoltà gli avversari ci vuole uno studio sistematico del proprio modo di giocare e bisogna fare una serie di scelte che permettono di ottenere il massimo nella nostra preparazione. Come studiare a fondo le aperture Eccoci arrivati al momento in cui è necessario costruire una nostra libreria di aperture ben sviluppata per attaccare gli avversari e cercare di metterli in difficoltà. La prima scelta da fare è se vogliamo seguire linee classiche e basarci sul giocare sempre le mosse migliori o se si preferisce provare varianti particolari che portano a posizioni sì svantaggiose, ma in cui il nostro avversario è “in crisi”. Vediamo di analizzare vantaggi e svantaggi di ognuna delle due celte. Se seguiamo linee classiche e giochiamo sempre (o quasi) le mosse migliori, di sicuro non usciremo presto dalla nostra libreria e non andremo mai troppo in svantaggio in questa fase della partita. Siccome anche i nostri avversari sapranno abbastanza bene queste linee, probabilmente si arriverà a finali molto al limite, dove tutto si deciderà in pochemosse e un minimo errore da una delle due parti diventa fatale. Questo è positivo se giochiamo contro un avversario teoricamente più forte di noi, perché così non gli diamo la possibilità di sfruttare le sue doti nel centropartita e gli lasciamo poche mosse per ottenere vantaggi. Ma, al contrario, con un avversario più debole di noi, se arriviamo molto avanti con l’apertura, rischiamo di non avere abbastanza tempo per ottenere un vantaggio sufficiente a vincere. Portata all’eccesso, questa tecnica garantisce una certa percentuale di vittorie, ma anche una abbastanza alta percentuale di sconfitte, dato che abbiamo poche mosse, dopo l’apertura, per accumulare vantaggio e, dato il poco tempo, aumenta il fattore “fortuna”. Basta poco perché tutto sia compromesso. Se decidiamo invece di giocare molte varianti, il rischio è che il nostro avversario conosca la linea su cui l’abbiamo portato e ci sorprenda a sua volta, o rischiamo di non conoscere a nostra volta il seguito giusto di un’apertura (classico caso in cui “ci si sorprende da soli”). Queste varianti portano a posizioni piuttosto complicate da analizzare, sia per noi che per il nostro avversario, quindi ci danno un vantaggio dato che noi avevamo preparato a fondo la variante. Questo sistema ci fa lavorare di più e ci fa correre più rischi, ma, se funziona, è molto più efficace dell’altro (soprattutto contro giocatori meno forti di noi). Rimane comunque il rischio che non funzioni. Una volta scelto se stare sulle linee classiche (e fino a che punto) o se giocare varianti (e fino a che punto), dobbiamo cominciare a scegliere le linee che preferiamo giocare. Per prendere questa decisione bisogna seguire alcuni criteri, come spiega Rose nel suo libro. Scegliere aperture rare: se si scelgono aperture poco sperimentate è più facile portare il nostro avversario fuori dalla libreria e ottenere un vantaggio consistente. Si può usare l’archivio di Thor per capire quanto sia comune un’apertura; Scegliere aperture facili da imparare: se in un’apertura noi abbiamo molte alternative possibili mentre il nostro avversario ne ha poche, dovremo imparare molte meno linee del nostro avversario. Questo, a parità di tempo impiegato nello studio, si tradurrà in una conoscenza più approfondita da parte nostra, che può risultare decisiva ai fini del risultato finale; Scegliere aperture difficili per il nostro avversario: una volta portato il nostro avversario fuori dalla libreria, se esiste una sequenza ovvia non otteniamo un vantaggio sufficiente a vincere. Se invece il nostro avversario deve giocare una mossa particolarmente originale, probabilmente se non la conosce non riuscirà a trovarla e andrà in svantaggio; Non scegliere aperture troppo svantaggiose: di solito non si giocano mai posizioni di valore inferiore a -4. Oltre a questi, aggiungerei che è fondamentale capire “l’anima” di una apertura: ognuna di esse, infatti, definisce uno stile particolare di centropartita (alcune aperture portano a lottare sui bordi, altre a una lotta per il centro, altre a un checkboarding e così via). Noi dobbiamo scegliere le aperture che portano a un centropartita in cui siamo più abili (ad esempio un giocatore che non è a suo agio sui bordi deve scegliere aperture che tengono il gioco al centro). Inoltre, è utile capire quali sono le trappole e gli swindle che possono verificarsi in seguito a una particolare apertura, in modo da evitarli e da esserne pronti.

Come utilizzare i programmi nello studio delle aperture
Esistono vari programmi che possono essere usati per studiare aperture. Il più semplice è Zebra, che ha una libreria che contiene abbastanza linee. Il suo grande difetto è la sua valutazione della posizione nel centropartita: non è abbastanza accurata e precisa per capire il reale valore di un’apertura. E la libreria ne subisce le conseguenze: spesso una linea buona non viene sviluppata a dovere perché considerata troppo svantaggiosa dalla valutazione della posizione del centropartita di Zebra. Mentre un giocatore di livello medio può benissimo accontentarsi, un giocatore di buon livello dovrebbe approfondire di più quest’aspetto e cercare di arrivare a un valore più preciso.. Per risolvere questo problema si potrebbe, in un primo tempo, iniziare a usare NBoard. La sua valutazione della posizione è ottima, come la sua libreria nelle sequenze pari, ma su molte varianti leggermente svantaggiose è abbastanza carente e bisogna sviluppare la libreria per conto proprio inserendo partite. Un altro problema di Zebra e NBoard è il sistema WLD, molto utile per sviluppare una libreria buona per computer, ma dannoso nei confronti dei giocatori umani. Esso consiste nell’escludere dalla libreria le sequenze in cui si è già calcolata una sconfitta, restituendo il valore migliore tra quelli in cui non si ha un finale perfetto. Un esempio può chiarificare tutto: se in una data posizione si ha quattro mosse di valore -2, -14, -16 e -20. Se il programma ha calcolato il finale perfetto sulla linea -2, automat icament e la mossa precedente sarà valutata +14. Questo è utile per semplificare lo sviluppo della libreria, ma, per un uomo, trasforma una sequenza giocabilissima in una sequenza pessima. Per risolvere tutti questi problemi e poter studiare le aperture con un ott imo approfondimento, il programma ideale è Saio. I suoi svantaggi sono la profondità bassa di ricerca (massimo 16 nel centropartita e 26 nel finale) e la mancanza di una libreria pubblica disponibile a tutti. Il primo può influire, ma basta uno sviluppo maggiore della libreria per ridurlo drasticamente, mentre il secondo si risolve in circa un mese, lasciando che il computer sviluppi la libreria. Ma questi due svantaggi sono compensati da moltissimi vantaggi. Innanzi tutto, il programma è in grado di sviluppare la propria libreria, sia su sequenze particolari che in generale, attraverso la funzione “Valuta libreria”. Lavora per conto suo e raggiunge risultati migliori di qualunque altro programma. In secondo luogo non ha il problema WLD: la libreria, infatti, contiene due valutazioni, una fatta eseguendo i tagli (che nell’esempio precedente dà risultato
  +14) e una senza eseguire nessun taglio (che nell’esempio precedente dà risultato +2). Questo permette di avere una valutazione quasi perfetta di una sequenza, di sviluppare bene tutte le varianti e di arrivare a conclusioni molto più precise e affidabili che negli altri due casi. Nonostante ciò, per arrivare a un livello ancora più alto di precisione, si potrebbe confront are le valutazioni dei tre programmi, vedendo le sequenze che ognuno preferisce, in modo da farle espandere anche agli altri programmi e da arrivare a un risultato perfetto.

Imparare le aperture
Avvalendoci dell’aiuto dei computer e delle nostre idee, possiamo dire di essere arrivati a scegliere le varianti che vogliamo giocare. Ora inizia il lavoro che alcuni considerano mnemonico e ripetitivo, ma che a me sembra abbastanza divertente perché può essere aiutato molto dai nostri ragionamenti. Infatti, penso che non basta, per studiare bene un’apertura, sapere che a tale mossa si risponde così e a quell’altra mossa si risponde dall’altra parte, ma bisogna capire la logica di base. Mi spiego meglio: bisogna focalizzarsi sui punti chiave dell’apertura (il controllo di una piccola diagonale, un particolare attacco a un 5, bloccare una mossa all’avversario). Capendo perché la mossa giusta sia effettivamente giusta, diventa quasi banale ricordarsela, perché se sappiamo che dobbiamo togliere all’avversario un particolare accesso, lo si può fare senza memorizzare meccanicamente le mosse. Inoltre, in varianti simili, alcuni punti-chiave coincidono, in modo che imparando relativamente pochi elementi importanti si imparano moltissime varianti in modo efficace. E se malauguratamente ci viene giocata una variante completamente nuova, noi sappiamo già orientarci nella posizione e non abbiamo bisogno di fare una nuova analisi, perché abbiamo già presente gli elementi principali della posizione. Così risparmiamo tempo e, avendo un metro di valutazione in più, riusciamo con più successo a trovare la mossa giusta. In questo, si approfondisce il discorso, fatto nella scelta delle aperture, riguardo quella che chiamo “l’anima di un’apertura”. Infine, una volta studiata un’apertura, bisogna iniziare a giocarla e a vedere a quali tipi di finali porta. Ogni apertura ha uno o più “finali tipo” dove alcuni pattern sono simili in molte varianti e bisogna capire il funzionamento di questi finali. Ad esempio può esserci un’apertura che porta a un finale in cui il Bianco deve sacrificare molti bordi per ottenere la parità, o un finale in cui un colore deve offrire angoli per non subire uno swindle, o un finale in cui un giocatore è quasi completamente chiuso, ma l’altro deve aprire e trovare la sequenza vincente. Sapere più o meno il finale a cui si arriverà è un grande aiuto, in quanto permette di prevedere quali saranno i modi di “fare pedine” e aiuta nello scegliere, ad esempio, se prendere un bordo, se privilegiare un gioco di attacco o di difesa, ecc.

Esempio: apertura tigre di Leader
Posso capire che tutto ciò che ho scritto fin qui sia un po’ astratto e difficile da capire. Per questo voglio fare un esempio mostrando come studierei un’apertura (ho scelto la Tigre di Leader perché è molto esemplificativa). Gioca il Bianco e, escluse con un computer le alternative peggiori, ci rimangono c2, f6 e f7. Dobbiamo prima di tutto scegliere quale giocare, quindi ci conviene analizzarle tutte, in modo da capire la loro “anima”, i loro vantaggi e i loro svantaggi. Partiamo da c2: innanzi tutto la sua valutazione è la migliore (+4), ma sappiamo, grazie all’archivio di Thor, da sfruttare tantissimo nello studio delle aperture, che è la mossa più giocata. A questo punto proviamo a vedere le mosse successive: il Nero, dopo la nostra c2, ha 5 mosse più o meno equivalenti e buone, ma le due più giocate sono b5 e b3. Andando un po’ avanti su varie sequenze, ci rendiamo conto che il Nero ha sempre molte alternative giocabili, mentre il Bianco ha quasi sempre una sola mossa che mantiene il vantaggio: questo vuol dire che dovremo imparare molte sequenze per conoscere questa apertura con una certa profondità. Le linee principali, inoltre, vedono il Bianco che cerca di aprire il meno possibile e il Nero che deve sfruttare le pedine isolate in f4 e d6 come tempi per aumentare la propria mobilità. Gli accessi e le diagonali corte su cui si lotta sono molti, quindi se non si conosce l’apertura si rischia di entrare nel centropartita con un grande svantaggio. Una mossa un po’ meno complicata da studiare, anche se meno vantaggiosa, è f6: la sequenza seguente è quasi forzata e porta entrambi i colori a una posizione abbas t anza equi l i b r at a. È leggermente meno giocata di c2 e, in molti casi, crea un gioco di blocchi contrapposti, dove bisogna giocare bene sui bordi per arrivare a una situazione di vantaggio e per costringere l’altro a sfondare per primo. L’ultima mossa da analizzare, f7, è tendenzialmente da evitare perché svantaggiosa, tende a portare anch’essa a una situazione di muri contrapposti. Vi sono alcune somiglianze con l’apertura Rose in alcune sue varianti. Questa mossa ha l’enorme vantaggio di non essere quasi mai stata giocata e di non essere per niente approfondita nella libreria di Zebra (quindi con essa è molto facile sorprendere i nostr i avversari). Ma se l’avversario è più forte di noi, sconsiglio vivamente un’apertura così originale perché rischia di portare a una situazione che non siamo in grado di gestire, e basta una piccola variante rispetto alla linea ideale per metterci in crisi. Una volta analizzate tutte queste tre alternative a una profondità sufficiente con Saio, NBoard, Zebra o, meglio, tutti e tre i programmi, possiamo dire di sapere bene come funziona ognuna delle mosse e possiamo passare alla scelta, una volta visti i lati positivi e negativi. In questo non posso consigliare nulla, in quanto probabilmente quello che funziona per me non funziona per un altro o viceversa. In ogni caso, si hanno tutti gli elementi su cui ci si può basare nella decisione. Ora è arrivato il momento di studiare l’apertura (immaginiamo di aver scelto di giocare c2). Partendo dalle linee migliori, cerchiamo di vedere quale sia la risposta giusta a tutte le alternative del Nero, cercando di capire il perché di ogni risposta. Noteremo che un punto importante di questa apertura è la diagonale c4-d5-e6 controllata dal Nero, che non permette al Bianco di giocare la mossa ideale in b3 (un esempio di seguito di questo tipo è b5-e3-f3-c5-b4). Ora, se ricordiamo l’importanza della diagonale, ci viene abbastanza semplice capire che la mossa giusta è f6, che ottiene l’accesso. Questo ci aiuta anche se il Nero gioca g3 o g4 al posto di f3, perché, se abbiamo capito i motivi, ci rendiamo conto che la mossa giusta dopo b3-e3-g3-c5-b4 è sicuramente f6, perché le due posizioni non cambiano in nessun punto chiave. In questo modo siamo in grado di studiare aperture con una profondità molto più alta e con risultati sicuramente migliori di una semplice memorizzazione. A questo punto, finita la fase di memorizzazione, proviamo a vedere come si sviluppa la partita più in profondità. Su varie varianti si vede che si gioca sui bordi Nord e Ovest, mentre si forma un muro bianco a Sud e un muro nero a Est. Ognuno dei due giocatori, di solito, prende un bordo, e spesso è il Bianco a sfondare per primo. In seguito sarà il Nero a dover sfondare, cercando di limitare i danni, fino ad arrivare a un finale dove sono molto importanti le diagonali, il cui controllo decide probabilmente la partita. Questo tipo di analisi non è utile alla memorizzazione dell’apertura in sé, ma permette, nel seguito della partita, di capire i punti-chiave su cui bisogna soffermarsi nei ragionamenti e vedere con netto anticipo rispetto all’avversario quello che potrà succedere nel finale. Ora mi direte: questo lavoro di studio delle aperture magari è utile ed efficace, ma necessita di tantissimo tempo. Non è così: ci vuole tantissimo tempo all’inizio, ma poi, per ripassare aperture già conosciute (prima dei tornei si fa molto spesso) e per analizzare in partita posizioni derivate da un’apertura studiata l’investimento si fa sentire. Se in poco tempo dovessi imparare un’apertura, userei comunque questo metodo, perché la volta dopo posso continuare e approfondire partendo da basi solide. Inoltre penso che, a parità di tempo, questo metodo, anche se non permette di arrivare alla stessa profondità di una pura, semplice e banale memorizzazione, offre molti vantaggi nel centropartita e nel finale. Questi vantaggi superano abbondantemente i vantaggi dati dal sapere un’apertura con qualche mossa in più in profondità, dato che si fanno sentire durante tutta la durata della partita e indipendentemente dalle varianti che possono essere giocate contro di noi. Conclusione Ho illustrato qui il mio metodo di studiare aperture. È certamente un metodo molto complicato, ma permette di raggiungere grandi risultati e altrettanto grandi miglioramenti in relativamente poco tempo. Nonostante ciò ho voluto lasciare dei punti di domanda, perché sono convinto che ognuno debba scegliere aperture adatte al proprio stile di gioco e non esistono regole che, in generale, ci dicono se un’apertura sia buona o meno. Inoltre anche il sistema di studiarle dipende in buona parte dalla persona: non voglio che prendiate il mio metodo come oro colato, dovete rielaborarlo e cercare di fare in modo che funzioni al meglio anche per voi. Per questi motivi, come scrive Rose nel suo libro, sono convinto che “studiare aperture è molto più un’arte che una scienza”. Del resto, è anche grazie a questa arte che si vincono le partite.

Autore: Michele Borassi

 

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